“Proverbio”: dal latino proverbium, è un detto breve, arguto, ritenuto frutto di una lunga esperienza e perciò veritiero; motto popolare, espressione a volte rimata o sentenza, a sostegno di affermazione, norma, consiglio.
Principalmente il proverbio si riferisce alla natura e alle situazioni meteorologiche, oppure si presenta sotto forma di giudizio morale.
Natura e situazioni meteorologiche
– A San Sebastiò la viola in mò. (A San Sebastiano, la viola in mano).
– A Santa Gnesa, cur l’userta per la scesa. (A Sant’Agnese, la lucertola corre tra la siepe).
Questi due proverbi ci fanno notare che si sta uscendo dall’inverno e quindi si va verso la primavera; la vita dei campi si risveglia e persino gli “abitanti delle siepi” escono dalle loro tane per rubare al pallido sole il suo calore.
– A San Giusepp fiuriss ul perseghett. (A San Giuseppe fiorisce il pesco).
– Sant’Ona i vers in la piòna. (Per Sant’Anna bisogna piantare le verze nei campi).
– Dopu San Bartulumè l’acqua l’è buna de lavà i pee. (Dopo San Bartolomeo – 24 agosto – l’acqua serve solo per lavare i piedi; cioè la pioggia per i campi, in questo periodo, non porta giovamento).
– Agùst, giù ul suu, l’è fusc. (In agosto dopo il tramonto è subito buio, le giornate si accorciano).
– A Santa Caterina (25 novembre) o nef o brina. (A Santa Caterina o neve o brina).
– A Sant’Ambroeus ul frecc al coeus. (A Sant’Ambrogio il freddo cuoce, cioè è intenso).
– Santa Lucia ul dì pusè curt che ghe sia. (Santa Lucia è il giorno più corto che ci sia).
– Dopu ul vent, tri dì de bel temp. (Dopo il vento, tre giorni di bel tempo).
– Quand al pioef ul dì de l’Ascensa, per quaranta dì sem minga sensa. (Quando piove il giorno dell’Ascensione, probabilmente per quaranta giorni ci saranno abbondanti piogge).
– Macc succ, furment per tucc. (Maggio asciutto, frumento per tutti). Se maggio senza pioggia porterà con sé un abbondante raccolto, un maggio piovoso sarà sicuramente presagio di carestia. Lo stesso concetto vale anche per Mars pulverent, poca paja e tont furment: Marzo asciutto, poca paglia e tanto frumento).
Giudizi morali
– Ul bè de buca, tònt al var e poc al custa (Il bene di bocca vale molto e costa poco; cioè parlare bene della gente non ti costa niente ma ti giova).
– I paroi hin d’or s’hin ben spenduu. (Le parole sono d’oro se sono ben dette).
– Quell che se trà via cui mann, de spess bisogna andà a cercàll cui pè. (Cioè chi dissipa i propri beni si vedrà costretto a elemosinare).
– Ogni fioeu al porta adree ul so cavagnoeu. (Ogni bambino nasce con la sua dote).
– Ogni matrimoni al g’ha ul so demoni. (Ogni matrimonio incontra le proprie difficoltà).
– Dona e vitt, sul so sit. (Donna e vite del suo posto, come il proverbio in lingua: “Moglie e buoi dei paesi tuoi”).
– Such e meluu la sua stagiù. (Zucche e meloni hanno la propria stagione. Vale a dire, ogni cosa a suo tempo).
– Parlee menu de quell che savì, mustrì menu de quell che gh’ì. (Dite meno di quel che sapete, mostrate meno di quello che avete).
– Pertegà i nuss, fa via la nef e masà i gent, in tucc laurà per niente. (Abbattere le noci, spazzare la neve ed uccidere la gente è tutto lavoro inutile, poiché le noci cadono da sole, la neve si scioglie e la gente muore lo stesso).
– Poo e pogn fon minga dogn. (Pane e panni non fanno danni).
– A vardà buca e oeucc, se va a pioeucc. (Se si seguono i desideri della bocca e degli occhi si va in rovina).
– Buca tass che ul coeur l’è in pass. (Quando si tace, il cuore è in pace).
– Ogni ufelèe ul so mestè. (Ognuno deve fare il proprio lavoro e non pretendere di criticare l’operato altrui).
– Vàr pusè la lapa che la sapa. (Conta di più saper parlare che lavorare).
– Bernarecc: lecc, paelì e specc. (Forse questo detto significa che alla gente di Bernareggio piaceva dormire, mangiare e fare bella figura).
(testo di Domenico Carozzi)