Un tempo il lavoro, oltre ad essere sinonimo di vita contadina e di ore trascorse in fabbrica, lo era anche di attività di tipo commerciale. Infatti, nello sviluppo del nostro paese, la vendita al dettaglio ha ricoperto (e ricopre tuttora) un ruolo di primaria importanza.
Anche se i negozi sono andati sempre più trasformandosi, nel corso degli anni i commercianti hanno costantemente mantenuto quel rapporto di familiarità con la propria clientela.
Pensando a qualche tempo fa, tornano alla mente quei negozi quasi giornalmente frequentati che, come le salumerie, vendevano secondo le diverse necessità, anche a mezzo etto per volta, e che permettevano di segnare l’importo della spesa su appositi libretti per saldare il debito con più comodità.
Facevano parte dell’attività economica del paese anche servizi pubblici come, ad esempio, i taxisti di piazza.
In quegli anni, dunque, chi doveva intraprendere un viaggio, si doveva rivolgere a Rosolino o ad Angelo Biella, per noleggiare la mitica Millecento color fumo di Londra: possedere un’automobile, non era prerogativa di molti. Oltre a ciò, in paese vi erano attività che svolgevano anche funzioni aggregative. A quell’epoca infatti, i barbieri (come Siguro, Tramunt, Luigi Calesella…), sembravano salotti, nei quali, però, i pettegolezzi erano solo ed esclusivamente di natura sportiva.
Nonostante il paese fosse di dimensioni non molto estese, si contavano infine numerosissimi bar e osterie, veri e propri punti di incontro, come ad esempio: Giaele, Criculott, Flaminia, Nesto, Circulett (trattoria Pace e poi bar Casadei), Murnè, Pesa, Pepinett, Lisciaur, Faraòn, Bravì, Pòpul, Moro, Felice, Trani, Danaa, Bisora, Gallipoli, Tranin, Mandell…
Non era dunque raro vedere la domenica gruppi di uomini seduti accanto a bicchieri di vino stracolmi, giocare alle carte o alla mura.
Per qualcuno la sbronza era una costante che non meravigliava più nessuno, una sorta di penale obbligatoria vissuta con rassegnazione.
I ritmi di vita ritornavano però nella normalità nei giorni feriali, durante i quali si pensava soprattutto al lavoro e ai bisogni della famiglia.
(testo di Domenico Carozzi)