Fino alla fine del 1800, la vita lavorativa nel nostro paese era caratterizzata da una struttura tipicamente agricola. Poi, durante gli anni della ripresa economica, fiorirono alcuni stabilimenti di tipo artigianale.
Si stava quindi attuando il cambiamento, l’evoluzione industriale, anche se in effetti un primo tentativo era già stato fatto con la filanda Gussi-Banfi, situata dove ora sorgono i giardini comunali, nella quale lavoravano circa duecento donne.
A Bernareggio negli anni Sessanta, si contavano numerose ditte specializzate soprattutto nella lavorazione del legno, impegnate in particolar modo nella costruzione di serramenti.
Ecco quindi le falegnamerie Redaelli (soprannominati Turcitt), Tornaghi, Besana (Mamau), Gargantini (Campè), Robbiati e Bertolotti di via Garibaldi.
Quest’ultima, negli anni 1915-18 produceva aerei militari da combattimento che venivano trasportati alla Breda di Sesto San Giovanni per il montaggio delle parti meccaniche.
Vi erano poi stabilimenti di natura diversa come le tessiture Limonta, Vertemati e Gargantini (Patùna), la Baraggia, i Vezzani, la Fimer…
In questo periodo per le contrade di Bernareggio giravano anche tipiche figure di artigiani minori che prestavano la loro opera in strada. Tra questi personaggi ricordiamo in modo particolare l’umbrelee (l’ombrellaio), ul mulitta (arrotino), lo spazzacamino, ul cadregatt (impagliatore di sedie), ul strascé (rottamaio/straccivendolo), che per i bambini era un dispensatore di gustosissimi e coloratissimi bumbunitt (caramelline), e ul mercont (venditore di articoli da merceria).
Quando nelle corti questi ambulanti gridavano annunciando il loro passaggio, intorno gli si raccoglievano nugoli di bambini incuriositi.
(testo di Domenico Carozzi)