Quando si parla di figure di artigiani, non si può non menzionare il bernareggese Camillo Brambilla, costruttore di folcloristici strumenti musicali chiamati “flauto di Pan” e conosciuti più comunemente con l’appellativo dialettale di “firlinfeu” o con il nomignolo forse un po’ meno elegante detto “fregamusun”.
L’arte e i segreti del costruire questi strumenti sono stati tramandati da padre in figlio sin dagli inizi dell’Ottocento. Tale attività fu infatti iniziata da Luigi Brambilla e tramandata al figlio Alessandro, ai nipoti Luigi e Francesco sino a giungere a Camillo.
Nei primi Anni ’20 suo padre Luigi e lo zio Francesco, oltre a costruire i firlinfeu, fondarono in paese anche un gruppo musicale, una vera e propria banda che si esibiva con questi caratteristici strumenti riscuotendo tra la gente grandi consensi. Il gruppo però, si sciolse nel 1942.
Sin da giovane Camillo, affiancando il padre e poi lo zio, ebbe così modo di imparare e di continuare questa tradizione sino a diventarne unico erede.
Con grande competenza, passione e soddisfazione, nel corso degli anni i suoi flauti sono stati costruiti per l’orchestra della Rai, per il Conservatorio, il Museo Civico di Milano e per numerosi gruppi folcloristici italiani e stranieri.
Tra le numerose testimonianze ricevute, che sottolineano vivo apprezzamento per la perfezione degli strumenti e delle loro tonalità, spicca una missiva dell’on. Vittorio Sgarbi che ringrazia Camillo per aver donato al Comune di Milano tre flauti: un basso di fine Ottocento, un cantabile in Si bemolle ancor più antico e uno in Fa maggiore del 1970.
(testo di Domenico Carozzi)